(La band hardcore Il Disagio)
Questo articolo è stato pubblicato su Sardegna 24 del 27/08/11
Un’onda anomala. È questa l’immagine più adatta a descrivere il
genere musicale definito hardcore (termine ombrello sotto al quale si
cela un labirinto di sottocorrenti come il grindcore, il crust, le forme
più estreme di punk, ma anche il death metal ed affini).
Le band che hanno voluto imboccare questa via, la più dura per
definizione, si trovano ad abitare le zone emarginate e selvagge del
panorama musicale: in ogni live il pubblico si trova investito da
un’ondata sonica travolgente, scaturita dalla rabbia e dalla
disperazione che la nostra società solitamente occulta dietro ai comodi
paraventi del consumismo. Live come quelli che terranno in stato
d’assedio il pubblico della Terror Fest, la kermesse hardcore che si
terrà il 3 settembre alla “Pinetina” a Sorso, sul lungomare Porto
Torres-Castel Sardo.
L’hardcore è, in molti sensi, l’inconscio della musica moderna: il
luogo in cui ciò che è taboo e, quindi, risulta impronunciabile, trova
una sua esplosiva modalità di espressione. A conferma di questo, è
sufficiente notare come i testi dei brani in questione diano ampio
spazio ad argomenti “proibiti” come la morte, la critica sociale più
intransigente e visionaria, l’horror vacui che si cela nel cuore del
materialismo.
«È un tipo di musica liberatoria ed aggressiva, - spiega Davide
Manca, chitarrista della band Il Disagio (nella foto in basso di Roberto
Pili) - un urlo contro l’oppressione, in qualunque forma essa si
manifesti: sia essa figlia (appunto) del disagio sociale o delle gabbie
mentali le cui sbarre sono i luoghi comuni». Com’è adatto ad un genere
“escluso” per costituzione, l’hardcore non può per correre le stesse vie
di diffusione della musica tradizionale ed è supportato da un vasto
network clandestino di centri sociali, realtà autogestite e personalità
inconsuete.
«L’organizzazione dei nostri ultimi due tour, - prosegue Davide Manca
- è stata possibile soprattutto grazie all’impegno di ragazzi
appartenenti a vari gruppi anarchici o punk, che hanno organizzato i
concerti ovunque fosse disponibile un palco. L’ingresso era libero: non
si imponeva un prezzo fisso, ognuno pagava secondo le sue
disponibilità».
Ed il risultato è impressionante, se si considera che questa rete
sotterranea, sebbene agisca con limitatissime risorse economiche, ha
garantito a Il Disagio dei tour che hanno percorso Croazia, Slovenia,
Serbia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Olanda ed Italia.
Ciononostante, l’hardcore è un genere che richiede una grande abilità
tecnica. In mancanza di questa, i suoi tempi forsennati impongono almeno
una certa prestanza atletica ai performer. «Come sempre, un’ampia
cultura musicale è d’obbligo. È fondamentale ascoltare e capire ogni
genere. - dice Davide Manca - Non farlo provoca una chiusura settaria in
sottocorrenti ed, in ultima analisi, la stagnazione creativa. Penso che
sia un male: siamo tutti incazzati per gli stessi motivi, è deleterio
chiudersi ognuno nel proprio angolino».
Questo problema, comune a molte tendenze musicali, può essere
arginato grazie ad eventi come la Terror Fest: «L’obiettivo è fornire un
luogo in cui riunire le band che si identificano nelle varie anime
dell’hardcore, - dice Giovanni Pinna, uno degli organizzatori - sia per
dar loro visibilità che per farle entrare in contatto con nuove
categorie di pubblico, come quelle che giungeranno alla Terror Fest per
partecipare al contest di skate che si terrà poco prima del concerto
(ore 17)».
Questo festival, giunto alla sua terza edizione, ha visto i fan
raddoppiare nei primi due anni e si ipotizza che questa tendenza
continui a incrementarsi. Al contrario dell’esperienza “nomade” de Il
Disagio, la Terror Fest è nata per valorizzare le band locali ed
ospiterà artisti provenienti da tutta la Sardegna (anche se i focolai
principali rimangono Olbia, Cagliari e Sassari).
Oltre alla raffica di concerti, il festival prevede anche gallerie di
artisti, stand di prodotti hand-made ed altri dedicati alla diffusione
della cultura ecologista e vegana. Perché la furia ed il frastuono
dell’hardcore non sono altro che le doglie da cui nasce un nuovo stile
di vita.